Sono arrivata da qualche giorno in America e ho finalmente un attimo libero per pubblicare la bozza del post sul visto, che ho scritto mesi fa.....enjoy!
Cioccolata calda, penna e una pagina
bianca: gli ingredienti perfetti per cominciare a scrivere.
Come vi avevo promesso vi illustrerò
brevemente, ma spero esaurientemente, i vari step per l'ottenimento
del visto.
Tutto è cominciato con l' e-mail di
you abroad che mi avvertiva che entro una settimana sarebbero
arrivari per posta i documenti con cui incominciare la pratica del
visto.
Così è stato e quindi abbiamo
proceduto al pagamento della tassa SEVIS ( di ….. euro) e a
prenotare l'appuntamento in ambasciata.
Personalmente ho avuto qualche problema
con il pagamento della tassa consolare in quanto non accettava la
carta prepagata e abbiamo quindi dovuto ripiegare sul bonifico
bancario.
A questo punto dovrete rispondere ad
alcune domande (avete mai richiesto questo visto, siete mai stati
negli states...) e infine stampare la pagine di prenotazione
dell'appuntaento.
Giunto il giorno stabilito (cercavo di
ometterlo, ma il mio è stato il 27 giugno....un bel po' di tempo fa)
e dopo aver controllato per la centesima volta di aver tutti i
documento mi sono recata all'ambasciata di Firenze.
Sveglia alle 6.30, veloce colazione e
mi sono precipitata alla fermata del bus con in una mano un sacchetto
della spesa e nell'altra una bottiglietta dell'acqua.
Vi chiederete il perchè della busta
della spesa.
Penso sia giunto il momento di sfatare
un mito.
Il giorno precedente all'appuntamento
lessi alcuni post sull'argomento per sapere cosa potevo o non potevo
portare.
A una ragazza, all'ambasciata di
Milano, non avevano fatto introdurre nemmeno la borsa e così aveva
dovuto pagare un deposito.
Io, che mi rifutavo di farmi rubare 5
euro e che non avevo nessuno ad accomoaganrmi, ho pensato bene di
mettere i documenti in una busta della spesa che poi avrei infilato
nei jeans.
Adesso posso tranquillamente dirvi che
ho fatto la figura della barbona per niente.
Infatti potevi portare TUTTO ad
eccezione del computer, QUALSIASI borsa andava bene!
Questo per evitarvi l'imbarazzo di
essere circondata da un sacco di funzionari tutti vestiti bene e poi
ci sei tu...con la borsa della spesa e la tua bottiglietta d'acqua.
Torniamo a noi.
Mentre mi recavo a prednere il bus,
dentro di me mi rallegravo per il frescolino che c'era, ma dopo una
rapida occhiata al cielo mi accorgo che invece di essere felice forse
sarei dovuta nadare a prensere un ombrello.
Peràormai ero furoi,sensa chuavi e con
mio fratello che dormiva e decidodi rochiare.
Mentre sono in bus embra scatenarsi il
diluvio universale e i immagino gà entare in amabaxiata zuppa fino
ai piedi, grondante d'acqua e con saldo in mano ilsachheto della
spesa.
Ma fortuntamnete una volta arrivarat
alla fermata era tornato ilsereno.
Sono arrivata all'ambasciata con
largoanticipo (1 ora..), e mi sono messa ad aspettare davanti.
Dopo un po', non avendo niente da fare,
penso bene di fare una foto all'ambasciata.
Mentre sono in procinto di estrarre il
telefono dalla tasca sento una poliziotta gridare e rincorrere un
tizio.
Mi immaginavo già i peggio scenari,
(che potesse essere un attentatore?!) per poi scoprire che cosa aveva
fatto di tranto grave da provocare il delirio generale: aveva
scattato una foto all'ambasciata.
Ebbene sì. È proibito farlo.
Mentalmente ho rtingraziato quel tizio e ho riposto velocemnte il
telefono in tasca.
Il tempo passa e ancora non si vede
nessuno. Finalmente dopo unpò una poliziota, la stessa che aveva
rincorso il signore, micheide se sono lì per il visto e alla mia
ripsota affermativa mi accomoagna al lato dell'edificio, dopo c'era
la fila per i richideneti dei visti.
A mia difesa posso dire che quando sono
passata, essenod molto i anticipo, ancora non c'era. Tranquilli non
sono così svampota.Alle 8 è cominciato l'appello e ci hanno
assegnato un numero relativo ad un gruppo.
Così quando ha chiamato il 3, insieme
a circa altre 5 perosne, mi sono diretta al portone dell'amabascita,
dove ci hanno fatto mettere in fila indiana.
Una polizziota ci faceva entrare ad uno
a uno, dopo aver comunicato che stavamo entrando.
Arrivato il mio turno mi viene chiesto
il passaporto e mi dirigo verso la sala controlli. Lì devi passare
sotto al metal detector, come in aereoporto.
Poi, vedendo la presenza della
bottiglietta, miha detto che se era sigillata poteva passare sennò
varei dovuto berne un sorso.
Benchè sia rimasta un po' interdetta
da tale richiesta ho bevuto e sono così potuta entrare in una sala
d'aspetto dove una ragazza ha controllato i miei documenti, dividenod
quelli che dovevo dare all'adetta a quelli che non era necessario
presnetarle.
Mi siedo quidi accanto ad un altro
exchange e rimanianmo a bocca aperta di fronte alla mole di gente che
c'è nella stanza accanto.
Fortunatamente dopo poco scoprimao che
loro sono per l colloquio, mentre noi siamo ancora in fila per il
ritiro dei documneti.
Mi dirig quindi ad uno sportello dove
un'addeta, parlando in italiano (all'inizio mi ero illusa che fosse
quello il colloquio e di aver avuto la fortuna di farlo in
italianp...)
Dopo essermi resa conto che non era
quello mi sono quindi seduta nella sala d'aspetto per il colloquio.
Ero sicura che non avrei capito quando
toccava a me dato che ci chiamavano pronunciando i cognomi in una
maniera stranissima e a bassa voce.
Dopo poco, mentre ero comodamente
spaparaznata sulla sedia perchè avevo un sacco di persone prima di
me sento dire “rigi” e quindi afferro il mio sacchetto e corro
allo sportello del colloquiio (solo io me lo immaginavo in una
stanzita, seduti e con un addetta che dall'altra parte della
scrivania ti faceva una sfilza di domande?)
In ogni caso, superato l'impappinamento
iniziale, è anadata bene, mi ha solamente chiesto dove andavo (a
saperlo...) e se ero mai stata negli usa ( sì 2, volte).Poi mi ha
detto che avevo superatoil colloquio (si dice cosi?) e tutte le
indicazioni su come ritirarlo.
Se hai letto tutto fin qui,
complimenti, sei stato davvero coraggioso.
in ogni caso questo post è già
abbastanza lungo ( e spero anche utile) quindi vi saluto.
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